L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune ad eziologia sconosciuta, almeno senza un’unica causa, che provoca gonfiore, dolore, rigidità e perdita delle funzioni normali delle articolazioni interessate. Di solito colpisce le parti simmetriche (se ne è affetta una mano o un ginocchio, potrebbe esserlo presto anche l’altra o l’altro) ed in particolare polsi e mani, ma può interessare anche altre articolazioni.

Attualmente in Italia ne soffrono oltre 400.000 persone, soprattutto le donne tra i 40 e i 50 anni. La prevalenza è dunque stimata intorno all’1% della popolazione generale adulta e possono verificarsi casi di familiarità, ma più spesso è una malattia sporadica (Fonte: Humanitas.it). Chi soffre di artrite reumatoide sa bene che una delle strategie o comunque una componente importante della strategia terapeutica rimane l’attività fisica. Restano da stabilire le modalità con cui eseguirla, l’intensità e la tipologia degli esercizi da eseguire.

Sull’efficacia dei diversi tipi di programmi terapeutici si continua a dibattere. Generalmente vengono inclusi tutti i tipi di attività sportiva senza particolare propensione ad attività in particolare, ma con un occhio a non caricare troppo le articolazioni proprio per evitare peggioramenti o acutizzazioni della malattia. Di recente è stato mostrato maggior interesse verso esercizi ed attività in cui il peso corporeo del paziente viene alleggerito, come avviene per esempio con il nuoto ed una blanda acquagym.

Nella terapia farmacologica i cortisonici o antinfiammatori steroidei da decenni rivestono un ruolo importantissimo nella terapia dell’artrite, soprattutto durante le fasi acute della malattia. In parallelo per la terapia non farmacologica dell’artrite reumatoide ci si avvale di diverse strategie, dallo stile di vita, all’esercizio fisico, alla dieta.

Sarebbe buona norma alternare le attività abituali con brevi periodi di riposo, la durata dei quali è variabile individualmente secondo le necessità. Nei periodi acuti della malattia i momenti di riposo dovranno chiaramente essere più prolungati e l’attività fisica decisamente più leggera. E’ comunque consigliabile del riposo ogni qualvolta si avvertano eccessive stanchezza e spossatezza.
Possiamo affermare che attività fisiche come il nuoto, la ginnastica passiva rilassante in acqua, il fitness posturale e lo stretching sono utili per mantenere il tono muscolare, conservare la mobilità articolare, ridurre gli stati dolorosi e tenere sotto controllo il peso forma.  Mantenere un giusto peso corporeo è indispensabile per non sovraccaricare le articolazioni e favorire una ottimale ed efficiente funzione cardiocircolatoria.

Per quanto riguarda la dieta ci sono studi recenti che hanno evidenziato come un elevato introito di proteine e grassi animali -unito ad un basso introito di vitamine e fibre- possa favorire l’aumento di gravità dell’artrite reumatoide;  e come invece una dieta tipicamente mediterranea possa, al contrario, avere effetti protettivi. Valgono di fatto le regole generali della corretta ed equilibrata alimentazione, che dovrà essere perciò povera di grassi, soprattutto animali, e ricca di vitamine e fibre. Tra le limitazioni specifiche di cui tenere conto c’è quella relativa agli alcolici in quanto possono interferire con alcuni farmaci immunosoppressori steroidei come il methotrexate o la leflunomide.

Uno studio portoghese (M.Sousa et al.), presentato nel 2009 al congresso annuale sulle malattie reumatiche Eular a Copenaghen, ha dimostrato quanto l’esercizio fisico programmato sia un vero toccasana per i pazienti: oltre a ridurre la necessita’ di medicinali, influisce positivamente sui livelli di depressione e ansia di cui molti malati soffrono. Un programma di tre mesi, composto da moderati esercizi di tipo aerobico e di potenziamento e portato avanti per 50-60 minuti (tre volte a settimana), ha sottolineato vantaggi per il benessere psicofisico dei malati ma soprattutto per stabilizzare l’avanzamento della malattia.

Il programma d’allenamento dovrà essere in ogni caso concordato con medici specialisti (come il reumatologo oppure il fisiatra) ed adattato secondo le necessità e le attitudini della persona, sempre con l’obiettivo di migliorare il più possibile l’autonomia individuale e la qualità della vita.