“Invecchiare è un privilegio ed un obiettivo della società. Ma è anche una sfida, che avrà un impatto su tutti gli aspetti della società del XXI secolo.” E’ questo uno dei messaggi proposti dall’ O.M.S. (W.H.O., 2005) sul tema della salute degli anziani, un argomento che ricopre sempre maggiore importanza in una società, la nostra, che sta vivendo una specie di rivoluzione demografica: di fatto, nel 2000, al mondo c’erano circa 550/600 milioni di persone con più di 60 anni; nel 2025 ce ne saranno 1,2 miliardi fino ad arrivare a 2 miliardi nel 2050 (l’O.N.U. prevede un totale di 9,1 miliardi di persone a metà di questo secolo…) con un rapporto donne-uomini di 2 a 1 nella fascia di popolazione molto anziana.

Il termine invecchiamento implica un processo connesso all’aumento dell’età cronologica, ma non necessariamente corrispondente ad esso; spesso all’età anagrafica non corrisponde completamente l’età che ci si sente. Quando l’anziano e chi lo assiste cominciano a pensare alla vecchiaia come ad una condizione di per se stessa invalidante, poco per volta tale paura si realizza: è solo affrontando tale stato della vita in modo creativo, positivo e dinamico che anche situazioni difficili possono mostrare la parte migliore e regalare ancora un forte significato all’esistenza. Il miglioramento delle condizioni generali di vita avvenuto negli ultimi decenni ha portato, attraverso una più efficiente organizzazione dei sistemi di prevenzione e di riabilitazione, una rilevante e qualitativamente accettabile aspettativa di vita.

Ovvio! Un anziano non è in grado di fare ciò che fanno i giovani… ma fa molto di più e meglio: non con la forza, con la rapidità o grazie all’agilità, bensì col senno, con l’esperienza e l’insegnamento si compiono le grandi imprese. Sono queste le doti delle quali la vecchiaia non solo non rimane priva, ma si fa di solito più feconda. Mantenendo in esercizio il corpo e la mente, si possono compiere imprese straordinarie: Sebastiano Caboto organizzò, ultraottantenne, una spedizione alla ricerca di paesi e terre sconosciuti; Elisabetta I d’Inghilterra, a più di 70 anni, svolgeva i doveri di Corte concedendo -sempre in piedi!- parecchie udienze nell’arco della giornata. Robert Koch -lo scopritore del batterio della tubercolosi- a 72 anni viaggiò in Africa per studiare la cosiddetta malattia del sonno;  Sigmund Freud a 83 anni pubblicò il saggio “Mosé  e la religione monoteistica”; Michelangelo Buonarroti a quasi 90 anni si dedicò con fervore alla “Pietà Rondanini” ed il grande pittore Tiziano Vecellio lavorò con assiduità fino alla veneranda età di novantanove anni!

Per l’organismo di un anziano l’attività fisica è davvero di notevole importanza: è fondamentale dedicare del tempo all’esercizio fisico, vera e propria occasione per riappropriarsi della consapevolezza della propria vita in quanto momento di socializzazione ed integrazione con altre persone. Sarà importantissimo praticare un’attività motoria o sportiva medio-leggera (meglio ancora se all’aria aperta) e frequentare corsi collettivi o individuali di ginnastica per adulti o per anziani, guidati e seguiti da insegnanti e personal trainers qualificati che sappiano correggere gli errori di esecuzione, suggerendo gli esercizi più adatti sulla base delle individuali capacità e delle personali necessità. La vecchiaia non è essa stessa una malattia, come invece sostenevano gli antichi romani (“Senectus ipsa morbus”- Terenzio), e come tanti ancora oggi continuano a credere. Il fitness può essere la giusta via per smentire questa datata ed ingiallita affermazione.

Ma l’isolamento degli “over sessanta” dipende spesso dall’ambiente in cui viviamo: la decadenza fisica -con la quale gli anziani si confrontano e si identificano- è temuta dalla società odierna a vantaggio di una logica di consumo, produzione ed efficienza che esclude e svalorizza chi non può raggiungere determinate performances. Pensiamo dunque a Cicerone che, un paio di millenni fa, nel De Senectute ha avuto modo di spiegare la sua filosofia, evidenziando come la vecchiaia possa essere una fase felice per coloro che hanno saputo operare nel corso della vita con saggezza e con spiccata giustizia, nonché per quelle persone che sanno apprezzare e valorizzare questo momento dell’esistenza. Consapevoli che tutti siamo destinati, prima o poi, a non essere più completamente efficienti, quasi sempre tendiamo a non voler riconoscere questi problemi evitando il confronto diretto con l’anziano, invece di apprezzarne il valore e rispettare l’esperienza di cui è portatore.

Il fitness ed un buon personal trainer possono essere veramente di aiuto alla terza età: per mantenere l’efficienza muscolare, per uscire dalla solitudine, per allontanare pericolose tendenze depressive. L’attività fisica può trasformarsi in un profondo momento di contatto e di benefica interazione tra diverse generazioni, portando vantaggi psicologici a tutti, dal più grande al più piccino!